Domanda:
Testo argomentativo sulla droga (10 pt al migliore )?
Ugo V
2008-05-19 11:51:20 UTC
mi fate un testo argomentativo sulla droga ? Pls
Dieci risposte:
*Jeslove*
2008-05-19 12:10:48 UTC
Uno dei pericoli più gravi per un adolescente è rappresentato dall'assuefazione a qualche sostanza chimica che modifichi il suo stato di coscienza.

La "droga", come si definisce in maniera inappropriata la tossicomania, costituisce, da alcuni decenni e da alcune generazioni, un problema per giovani, genitori, educatori, famiglie.

Soltanto nel 2001, i morti per droga sono stati 822.

Si tratta sovente di molecole, che provocano danni irreversibili al cervello e che generano dipendenze fisiche e psicologiche difficili da trattare; sostanze che, comunque, mettono a repentaglio gravemente la salute di chi ne fa uso.

Per questo ci si interroga su quali siano le cause che inducono i giovani a fare uso di sostanze stupefacenti. Quali i meccanismi psicologici che determinano questo comportamento giovanile deviante.

Intanto va notato che alcune sostanze capaci di modificare il nostro stato mentale, tossiche per l'organismo, vengono accettate dalla società: il tabacco, l'alcol e gli psicofarmaci in primo luogo.

Ogni cultura riconosce le proprie droghe "legali", stigmatizzando l'assunzione di altre.

Il fatto che l'uso di determinate sostanze sia legalizzato permette di procurarsele senza ricorrere a comportamenti "criminali" e, forse, una maggiore conoscenza consente di usarle in modo più maturo e cosciente.

Quanto conti la conoscenza degli effetti negativi di una sostanza introdotta nel corpo umano lo dimostra il caso dell'eroina. Un tempo le overdose di eroina falcidiavano centinaia di giovani vite ogni anno. Poi gli eroinomani hanno imparato, coll'esperienza, ad usare l'eroina prendendo maggiori precauzioni (dosi maggiormente controllate, impiego di siringhe monouso), in modo da far diminuire sensibilmente negli ultimi anni, il numero di decessi collegati all'abuso di questa sostanza.

Con questo non si intende certo sminuire i pericoli, gravissimi, collegati all'uso delle droghe, comprovati da numerosi e seri studi tossicologici e scientifici sull'argomento. Si vuole soltanto sottolineare come la conoscenza e l'informazione, approfondite, consentano di difendersi meglio.

Ma perché i giovani si drogano?

Intanto esiste quel fenomeno sociologico giovanile che si chiama "gruppo dei pari". Si tratta di quel gruppo amicale di coetanei, la cui importanza e la cui autorità stanno superando quelle dei genitori.

Il gruppo ha delle sue rigide regole di funzionamento, un codice morale a volte estraneo se non antitetico al contesto sociale, che induce i singoli a uniformarsi pedissequamente a determinati comportamenti (scelta dell'abbigliamento, linguaggio, stile di vita, ecc.). Il conformismo, vissuto come timore di non essere accettati e approvati dal gruppo, può indurre l'adolescente ad adottare comportamenti disadattivi.

La fine dell'autoritarismo, un certo permissivismo, la libertà di scelta, il relativismo culturale, aspetti del mondo contemporaneo tutt'altro che negativi, lasciano però spesso i giovani soli (o mal consigliati) di fronte alle scelte cruciali della propria esistenza. Sbagliare è facile; entrare in un tunnel da cui è arduo fare ritorno, altrettanto.

Diventare "grandi" è sempre stato malagevole. La droga può costituire anche una apparentemente comoda via di fuga dalle responsabilità del mondo adulto, un ingannevole alibi per ritardare le scelte, le fatiche, gli impegni (ma anche le soddisfazioni), che l'esistenza di ogni adulto comporta.

Il consumismo, la comunicazione che avviene ormai soltanto attraverso l'esibizione di oggetti, sembrano privare i giovani di un solida identità, basata sulla consapevolezza delle proprie qualità interiori.

Il successo da conseguire ad ogni costo, a scuola, sul lavoro, in società, con la necessità di essere costantemente all'altezza, brillanti, socievoli, nell'epoca che esalta ed esige la performance, come ci insegnano i messaggi pubblicitari, porta giovani, e sempre più spesso anche adulti, ad aiutarsi con qualche sostanza chimica.

L'eccessivo edonismo della nostra civiltà, la ricerca spasmodica di piaceri forti e immediati, a scapito della gioia, della felicità e della serenità che si possono ottenere sviluppando i propri talenti, mettono molti adolescenti sulla cattiva strada di una penosa, stordita e triste quotidianità.

Inoltre l'abuso di droga rappresenta talvolta una delle forme, oscura, contorta e sbagliata, in cui si manifesta il conflitto generazionale, la rivolta contro il mondo dei valori abbracciati dai genitori.

Una rivolta sterile e autodistruttiva, cui possono indulgere adolescenti altrimenti intelligenti e sensibili.

Non ultimo esiste un business, gestito dalla criminalità organizzata, che preme per indurre certi comportamenti, perché con la droga realizza ingenti profitti.

Per arginare il fenomeno droga e limitarne i danni, forse sarebbe necessario ripristinare quel dialogo generazionale, oggi interrotto, fra genitori e figli , privato però degli autoritarismi di epoche trascorse, che ancora affiorano, purtroppo, qua e là, fra le maglie di un produttivismo esasperato.

Occorre recuperare, quindi, il valore del tempo da trascorrere insieme, nella dimensione di una comunicazione autentica, capace di critica nei confronti dei valori dominanti; un tempo e una comunicazione intrisi di tenerezza, di conoscenza reciproca, di ritrovata fisicità.

Con la scuola, che deve abbandonare la faccia feroce, per diventare, per gli adolescenti, occasione emotivamente significativa di maturazione culturale, affettiva, civile.

Con la società, che deve essere in grado di proporre ai giovani possibilità di autorealizzazione.

Ed è necessaria, purtroppo, anche la repressione, per battere mafie e bande criminali e per tutelare la collettività dal comportamento di quei singoli che hanno deciso, mettendo in atto comportamenti sciocchi, violenti, pericolosi e delinquenziali, di muovere guerra alla società.
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2016-07-18 07:43:59 UTC
Ecco a te un ottimo tema sulla droga, il migliore che ci sia su internet, infatti è stato votato con 5/5 da 30 insegnanti: http://goo.gl/EwsSwp
Luigi D
2008-05-19 12:02:26 UTC
La droga costituisce non solo un grave problema sociale e umano, ma anche una sfida costante per i Governi e le Forze di polizia impegnate a livello internazionale nella lotta al traffico degli stupefacenti e a livello nazionale nella repressione e nella prevenzione e recupero. L'azione antidroga viene svolta dal Ministero dell'Interno con l'impegno di vari settori: dal Dipartimento delle Libertà Civili e dell'Immigrazione a quello degli Affari Interni e Territoriali, al Dipartimento della Pubblica Sicurezza.

Alla base del fenomeno sempre piu’ esteso della diffusione della droga c’è indubbiamente il malessere profondo delle nuove generazioni che si illudono di uscire da una sensazione di angoscia esistenziale o anche di momentaneo smarrimento facendo ricorso a rimedi “artificiali”.

Si tratta inizialmente di una reazione allo squilibrio affettivo di partenza e ad una sistemazione sociale intollerabile, reazione destinata inizialmente a ridurre il malessere o a farlo dimenticare. Cio che si cerca è di uscire dalla realtà, di evadere. Ne segue il fallimento sociale e reazioni ben piu’ gravi che possono essere manifestate con una fuga, episodi di violenza o addirittura si arriva al suicidio. Non si può negare, in effetti, che l’attuale organizzazione sociale ed economica sia direttamente responsabile dello sbandamento e della disperazione, della paura e dell’angoscia di moltissimi giovani ed adolescenti. Un ragazzo si avvicina alla droga per molteplici motivi: voglia di provare nuove emozioni, desiderio di non essere escluso da una compagnia durante una serata in discoteca, difficoltà ad affrontare la realtà. Certo,anche le motivazioni sociologiche sono importanti. Più della metà dei drogati, secondo le statistiche, appartiene a famiglie in crisi: genitori separati, abitazione insufficiente, genitori violenti, ecc. In generale possiamo dire che nella droga si cerca qualcosa che ancora non si ha, cioè il drogato è una persona a cui manca qualcosa, anche semplicemente un po’ di amore. Purtroppo la sua famiglia, il suo ambiente, le persone che lo hanno incontrato non sono riusciti a comunicarglielo.

La droga può apparire, anche ad alcuni ragazzi, come una sfida, come un mezzo per sentirsi importanti, per fare i ribelli e gli originali, per non apparire retrogradi, per conquistarsi la fiducia e la stima del gruppo, per vivere esperienze vietate credendo in tal modo di essere indipendenti e maturi; ma sarebbe un gravissimo errore, un precipizio senza possibilità di salvezza. Alla domanda “Perché la droga?” gli giovani hanno additato quali cause principali gli squilibri sociali, le difficoltà della condizione giovanile. Il problema è molto preoccupante, emergente soprattutto nella vita di molti giovani che cercano di fuggire all’insicurezza, ai conflitti, alle frustrazioni, alla noia. Le persone che soffrono cascano con maggiore facilità nel giro della droga e quindi il periodo più ragguardevole è proprio quello dell’ adolescenza. Il moralismo di chi vede nel drogato un peccatore non serve. E nemmeno la solidarietà riesce a offrire una sicura via di uscita. Secondo me, le tossicodipendenze sono comportamenti con i quali persone diverse tentano di controllare, curandosi da sole sul piano sintomatico, le proprie sofferenze psichiche.

10 punti x favore
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2017-02-09 05:32:59 UTC
Per i disturbi d’ansia esistono terapie efficaci come questa http://SconfiggiAnsia.givitry.info/?Ij8k e la ricerca ne sta mettendo a punto di nuove, in grado di aiutare la maggior parte dei pazienti a vivere una vita produttiva e soddisfacente.
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2016-12-18 10:43:27 UTC
Il papa rappresenta l'unità della chiesa. Non è solo un uomo ma è l'istituzione. l. a. chiesa cattolica si identifica con l. a. sua guida illuminata da Dio che è il Papa. Rinunciare all'incarico di Papa, conferito da Dio tramite l'elezione, in un momento di crisi della chiesa e di problemi all'interno delle sue istituzioni non fa che confermare il fatto che l'istituzione è in crisi. l. a. rinuncia è innammissibile perchè equivale a dire in alternativa che: one million) Dio ha sbagliato a eleggere questo Papa - inammissibile 2) l. a. chiesa cattolica non è adeguata perchè non è adeguato colui in cui essa professa di identificarsi - inamissibile 3) Il Papa non può continuare l. a. sua opera perchè consistent with qualche motivo (età?) potrebbe prendere decisioni errate - impossibile perchè il Papa è infallibile consistent with dogma L'unica cosa che lo salva è il punto 3. Potremmo dire che è ammissibile che il Papa rinunci consistent with un mistero della fede. Però chiaramente è un colpo durissimo alla chiesa cattolica, che come istituzione ne esce menomata
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2016-10-06 07:28:45 UTC
cia0
anonymous
2008-05-19 12:21:08 UTC
Un vero flagello per la salute è la droga. Le sostanze stupefacenti danno apparentemente forza, energia, vivacità e invece avvelenano il fisico, alterano la psiche, ossia il cervello e le attività intellettuali, e rendono l'uomo più debole e soggetto a malattie. La stessa parola «stupefacente» dice che queste sostanze danno sensazione di stupefazione, di intontimento, contemplazione passiva, cioè di falsificazione, mutamento, anche temporaneo, della persona e della realtà che la circonda. Particolarmente grave è diventato negli ultimi anni il flagello della droga.

Gli esperti distinguono le droghe leggere, quali hascisc e marijuana, da quelle pesanti, quali cocaina ed eroina, ma tutte le droghe falsificano la personalità e sono nocive. Molti sostengono che anche droghe cosiddette «leggere» sono pericolose perché invitano a passare a quelle pesanti: certo è che se si comincia a soddisfare la propria curiosità con sostanze alienanti, presunte non dannose, è più probabile che la volontà indebolita si sposti su nuove richieste più pericolose. Le droghe pesanti uccidono non solo perché hanno già in sé poteri distruttivi per l'individuo, ma anche perché chi le vende le «taglia», cioè le mescola a sostanze meno costose che hanno lo scopo di aumentarne il peso senza mostrare l'inganno: cemento, talco, stricnina e arsenico. Lo spacciatore di droga è un assassino che premedita il suo delitto, quasi sempre contro la gioventù più debole, senza volontà, afflitta da problemi familiari e personali.

Il drogato comincia con l'essere una povera vittima degli spacciatori. Per questo ha diritto alla comprensione, alla cura fisica e psicologica: spesso è solo una persona che ha bisogno di amore. Le statistiche ricordano che il 51 per cento degli intossicati appartiene a famiglie in crisi: genitori separati, abitazione insufficiente, genitori violenti, ecc. Ma spesso il drogato, per procurarsi la costosa sostanza stupefacente, si trasforma egli stesso in spacciatore o in violento. Per questo la migliore cura è la prevenzione. Particolarmente importante può essere in questo senso l'attenzione della scuola e della famiglia ai problemi dell'età evolutiva.

In ogni caso, dalla droga ci si può affrancare. È ormai estesissima, per quanto insufficiente, la rete di persone, enti, comunità, pronte a dare una mano a chi vuole risolvere il proprio problema, che resta un problema umano e non chimico.

La droga non è una causa, ma piuttosto un effetto, un rifugio, una fuga, qualche cosa in cui si cerca ciò che non si ha o non si trova. E il drogato, pur essendo una vittima, di se stesso, degli altri, di una situazione, non è un "malato". Considerandolo tale, si rischia di passarlo da una categoria di emarginazione (la droga) a un'altra (la malattia) con conseguenze forse peggiori. C'è, infatti, il pericolo di semplificare o, meglio, di semplicizzare, il problema droga: un malato basta curarlo e il problema è risolto; un drogato basta disintossicarlo e il problema non c'è più.

Invece non è così. Per disintossicare un drogato possono bastare pochi giorni. Dopodiché, se non saranno eliminate le cause, che sono in lui, negli altri, nell'ambiente, nella società, il "drogato-malato" tornerà a drogarsi come prima. Se, infatti, la droga è la fuga dei deboli da situazioni di insoddisfazione, di vuoto, di paura, di mancanza di fede e di ideali, di delusione, non basta eliminare il rifugio (la droga), magari con una efficace azione contro i criminali spacciatori: bisogna eliminare contemporaneamente i motivi che inducono alla fuga e ricostruire nell'individuo una personalità più forte e cosciente. Ecco perché la lotta contro la droga, definita così, è un concetto insufficiente. Bisogna parlare di azione politica contro ciò che porta alla droga. E bisogna realizzarla su tre piani:

1. stroncare il commercio criminale della droga a tutti i livelli, dalle droghe "leggere", che conducono a quelle "pesanti", sino a queste ultime;

2. compiere un'azione educativa e formativa sui drogati da recuperare e soprattutto sulle potenziali vittime della droga, che sono i giovani in genere e, in particolare, quelli più deboli per condizione sociale, per effetti ambientali, per esposizione al rischio, ecc.;

3. arrivare alla eliminazione delle cause che inducono i giovani a drogarsi: cominciando dal restituire credibilità a tutte le strutture della società, dal fornire ai giovani ciò che essi chiedono e non trovano, nella famiglia innanzitutto, poi nella scuola, nelle associazioni di tutti i tipi, nel fornire loro le occasioni per un impegno ideale, politico, religioso, culturale, civile.

In definitiva, contribuendo a formare per i giovani un "ambiente" adatto in cui ciascuno si trovi a suo agio con sé e con gli altri e possa esprimersi senza bisogno o tentazioni di ricorrere a quel "surrogato di vita" che è la droga.

Ma ricordiamoci che le "droghe" sono tante: può essere droga il cinema, la musica, la pornografia, il fumo e via dicendo. Quindi per salvare chi si droga sono necessarie non solo leggi che colpiscano più lo spacciatore che il drogato, ma anche un impegno maggiore da parte della famiglia, della scuola, dei medici e anche dei giovani stessi che hanno la forza di trascinare i loro coetanei e di far nascere nuovi ideali. I giovani si stanno impoverendo, infatti, sempre più di ideali e di energie. Il loro atteggiamento, spesso, si limita ad una critica ostile e inerte nei confronti della generazione adulta, accusata di portare avanti falsi valori, incoerenza di vita, esclusive preoccupazioni di guadagno, insensibilità alle ingiustizie. In queste condizioni di disgusto, forse dopo aver cercato dialogo e risposte nell'ambito familiare, hanno scelto la fuga ed il disimpegno da tutto, hanno cercato gruppi a cui appartenere ed in cui identificarsi. È qui dove facilmente si incontrano con la droga eretta a simbolo di rifiuto, usata come compenso e come strumento di cameratismo. La droga è però una scelta di contestazione senza frutti, perché anche se la società è oppressiva e la vita piena di difficoltà piccole e grandi, tentare di superarle con la droga è stupido perché essa diminuisce le nostre possibilità e le difficoltà rimangono: si superano con la volontà e l'intelligenza intatte. Alcuni ritengono che solo la legalizzazione delle droghe potrebbe ridurre le conseguenze drammatiche del vertiginoso sviluppo del traffico di stupefacenti.

È risaputo che il narcotraffico muove ogni anno più denaro del petrolio, con cifre da capogiro che si aggirano sui 500 mila miliardi di lire. La droga più trafficata è senza dubbio la cocaina, la "regina delle droghe": ogni anno vengono immesse sul mercato degli stupefacenti ben 750 tonnellate di polvere bianca proveniente dal Sudamerica. Sono in molti a considerare ormai persa la guerra della droga. Nonostante le campagne di eradicazione, l'impiego di uomini specializzati e di mezzi tecnici sofisticati, quali elicotteri o satelliti-spia, la piaga del narcotraffico si estende sempre più e rischia di strangolare con una stretta mortale tanto le società dei Paesi produttori quanto le società delle nazioni ricche del Nord del mondo, a cui appartiene la maggioranza dei consumatori delle sostanze stupefacenti. Tale pessimistica constatazione deriva dal fatto che fino ad oggi la lotta alla droga non è riuscita, o non ha voluto, colpire le vere cause che hanno portato al fenomeno del narcotraffico. Quando, ad esempio, si constata che la produzione peruviana di cloridrato di cocaina, collocata sul mercato statunitense vale più di 80 mila milioni di dollari, mentre sono solo 6 i milioni di dollari che il governo USA stanzia per distruggere le coltivazioni di coca del Perù, significa che il narcotraffico fa comodo a molte persone e quindi sarà praticamente impossibile sconfiggerlo. Il problema fondamentale che sempre ritorna è quello della offerta-domanda: i paesi del Sud del mondo producono droghe perché esiste una crescente richiesta di sostanze stupefacenti da parte dei paesi del Nord; spesso i primi sono costretti al ruolo di produttori di droga a causa delle politiche economiche ingiuste messe in atto dai secondi e dagli organismi finanziari internazionali, Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, che i paesi ricchi controllano. Ecco allora l'inutilità di azioni repressive che colpiscono solo i piccoli coltivatori di coca e lasciano intatto il nòcciolo del problema: agire in questo modo sarebbe come chiedere all'Italia di distruggere i propri vigneti perché il vino causa migliaia di vittime per alcolismo. A più voci i paesi latino-americani chiedono la depenalizzazione del consumo di droghe o l'uso delle stesse sotto un severo controllo dello Stato; il rafforzamento della prevenzione e il miglioramento delle condizioni di vita dei contadini che producono coca; l'incremento della lotta contro il narcotraffico internazionale, colpendo la criminalità che l'accompagna soprattutto nei suoi interessi finanziari.

Alcuni, dinanzi alle conseguenze drammatiche del vertiginoso sviluppo del traffico di stupefacenti, ritengono che l'unico modo di risolvere il problema della droga è legalizzarne la produzione, provocando così la caduta del prezzo della coca e, di conseguenza, la diminuzione degli effetti del narcotraffico, che sono violenza, avidità di ricchezza e corruzione. La legalizzazione delle sostanze stupefacenti avrebbe come effetto una forte riduzione dei crimini e della violenza associati al traffico di droga. A queste condizioni, e soprattutto con l'appoggio alle popolazioni che sono costrette a coltivare la coca per sfuggire ad una vita insicura e senza speranza, la battaglia della droga potrà, secondo alcuni, essere combattuta con qualche speranza di vittoria
Marco P
2008-05-19 12:01:19 UTC
Nella storia della diffusione delle diverse droghe vi sono un po' troppi particolari che suscitano perplessità, e che indicano o un'estrema ingenuità da parte di chi era preposto alla tutela della salute o una sua grave intenzionalità. Lascia sicuramente sconcertati, per esempio, sapere che proprio dal mondo della medicina e della psicanalisi è partito di volta in volta l'impulso verso la creazione e la diffusione delle varie droghe senza che poi si facesse nulla quando ci si accorgeva della crescente pericolosità per la salute oltre che per la società.

L'uso di droghe è antico quanto il mondo, ed ha toccato un po' tutte le civiltà, ma si trattava di sostanze ricavate direttamente dalla natura. I problemi più seri sono cominciati a sorgere con la rivoluzione industriale, cioè da quando si è passati alla distillazione chimica delle varie sostanze, che ne permetteva un'alta concentrazione. Il primo passo lo fece Wilhelm Saturner quando nel 1805 isolò il principio chimico dell'oppio ricavandone la morfina, un farmaco di grandissima utilità per i suo effetti analgesici, ma la cui distribuzione incontrollata provocò l'insorgere delle prime dipendenze gravi. La morfinodipendenza si diffuse rapidamente, catturando anche diverse vittime illustri, tra cui Bismarck, Wagner, Maupassant. Il rimedio che la medicina escogitò fu però peggiore della cura, dando vita nel 1898 ad un farmaco che sarebbe dovuto servire per la disintossicazione dei morfinomani: l'eroina.

A promuovere l'uso della coca in Europa ci pensò invece Paolo Mantegazza, pubblicando nella seconda metà dell'800 un saggio di successo. Da allora la coca venne considerata una panacea, tanto che si vendeva sotto diverse forme, per esempio sciolta nel vino. Il famoso Vin Mariani (il cui nome era dovuto al commerciante che lo ideò: Angelo Mariani) attirò numerosi elogi pubblici: da Dumas a Edison molte furono le personalità che vedevano in questa bevanda la soluzione per molti mali, in particolare per la depressione. Quando nel 1860 Albert Niman isolò il principio chimico della coca realizzando la cocaina, il mondo medico pensò di promuoverne l'uso proprio per la terapia della depressione, oltre che dell'asma e dell'obesità, ignorando (ingenuamente?) l'incremento della relativa dipendenza; anzi si pretese di poter curare con la cocaina la disintossicazione degli alcolisti e dei morfinomani.

Ma riguardo alla cocaina il mondo della psicoanalisi non fu da meno, con Sigmund Freud in testa, già autore del noto saggio "Über Coca", e "per anni avido consumatore che prescriveva largamente la cocaina ai suoi pazienti". (Fonte "Le Scienze").

Per la diffusione di massa delle anfetamine bisognò invece aspettare la seconda guerra mondiale, anche perché gli eserciti tedeschi, giapponesi e americani avevano iniziato a distribuirle largamente ai propri soldati per incrementare il coraggio durante gli attacchi o tenere alto il morale in trincea.

Verso la metà degli anni settanta iniziò l'escalation sociale dell'extasy: la medicina ne aveva già, nel 1912, brevettato la molecola (MDMA) come tentativo di cura dell'anoressia, ma ancora una volta fu la psicoanalisi a distribuirla verso un numero sempre maggiore di pazienti, in quanto, se assunta appena prima delle sedute analitiche, li faceva parlare di più. Il passo verso la diffusione tramite mercato nero fu assai breve, e nell'ultimo ventennio è stato facile per la malavita organizzata realizzare quel matrimonio col mondo delle discoteche e dei locali notturni che riusciva ad accattivare la simpatia delle giovani generazioni, ormai diffidenti verso l'eroina. (La presenza di MDMA nel sangue di moltissime vittime di tragedie stradali dà una conferma di quale sia, assieme all'alcol, la prima causa dei classici incidenti del sabato sera).

Particolarmente gradito dal mercato nero fu anche il metadone, realizzato come cura per la disintossicazione dell'eroina, pur contenendone lo stesso principio chimico. Ma anche l'immenso mercato dei farmaci da dipendenza (sonniferi, tranquillanti…) non è andato certo a finanziare solo le case farmaceutiche che li producevano: un semplice confronto tra il numero delle effettive prescrizioni mediche e il numero dei prodotti realizzati e venduti avrebbe dovuto allarmare i produttori, che spesso hanno invece preferito fare finta di nulla.

Un percorso un po' diverso fu compiuto nella storia da hashish e marijuana, entrambi derivati della canapa indiana, anch'essa ben nota fin dall'antichità per le sua capacità di alterazione dei processi psichici e cognitivi, e per l'induzione di dispercezioni e possibili allucinazioni. L'uso della canapa si diffuse in particolare nella civiltà araba, tanto da fornire con le sue suggestioni moltissimi influssi su quella società islamica contro cui vennero a scontrarsi i crociati. (Il termine "assassini" deriva da "hashishiyyin", che vuol dire "dedito all'hashish", come venivano chiamati i tanto temuti componenti del corpo armato arabo). Ma furono le truppe napoleoniche a importare l'uso di questa droga in Europa: in Francia si diffusero presto i circoli di fumatori d'hashish, cui convergevano artisti e intellettuali dell'epoca, da Baudelaire a J.Moreau, un famoso medico che consigliava agli psichiatri l'uso dell'hashish per comprendere meglio i meccanismi della follia.

Oltre al mondo della medicina e della psicoanalisi, anche quello della letteratura ebbe le sue pesanti responsabilità: basti ricordare la Bohème francese, la Scapigliatura italiana, e così via fino alla Beat Generation americana che ammaestrò le giovani generazioni alla vita d'evasione, all'amore verso le droghe come esperienza psichedelica mirante alla conoscenza del sé, a una maggiore dimestichezza con gli allucinogeni e in particolare con l'LSD. Ancora oggi si moltiplica impunita tutta una manualistica che addestra alla preparazione e all'uso delle varie droghe, superata solo dalla proliferazione di analoghi siti internet altrettanto impuniti.

Per quanto riguarda le responsabilità, talvolta gravi, del mondo del cinema, della musica, dello spettacolo, dei concerti intesi come raduni trasgressivi di massa, non è necessario soffermarsi essendo già noti a tutti sia i protagonisti che le situazioni.

Altrettanto grave è stata la responsabilità del mondo della scuola, ove era più visibile che altrove la diffusione dei vari fenomeni e tuttavia è mancata ogni informazione in entrata e in uscita, era quasi sempre assente il raccordo con le famiglie su questo problema, e soprattutto è venuta a mancare una reale azione di prevenzione. Generazioni di professori sono per anni entrati nelle classi calpestando siringhe per poi aprire i loro libri e continuare le lezioni come se nulla fosse, salvo quei pochi sensibili al problema che però restavano inascoltati e isolati. Ancora oggi manca nella scuola un piano d'interventi programmati.

Ma la responsabilità più grave in questi ultimi decenni è da attribuirsi certamente al mondo della gestione politica; innanzitutto per la prolungata omissione d'intervento: dinanzi all'eloquente cifra dei tre morti al giorno (dato riguardante la sola Italia, ma certamente assai più elevato se si sommano tutti gli altri casi di mortalità indirettamente legati alla droga) e dinanzi all'ancora più vasto flagello sociale che accompagna il fenomeno delle tossicodipendenze (disgregazione delle personalità e delle famiglie, moltiplicazione dei furti e delle rapine, traffico di armi, prostituzione, diffusione dell'AIDS), gli interventi dello Stato sono stati ogni volta tardivi, inconsistenti, inefficaci. Anche la realizzazione delle comunità di recupero è stata per troppo tempo e in troppi casi lasciata solo sulle spalle delle organizzazioni religiose.

Tutto ciò ha aumentato nei cittadini lo sgomento di non sentirsi a sufficienza difesi dallo Stato, anche perché i mercati delle varie droghe sono andati sempre più unificandosi nelle mani di potenti organizzazioni criminali, dalla mafia alla ndrangheta: l'acquisto di uno "spinello" venduto in una qualsiasi periferia di città va spesso a finanziare le stesse persone che gestiscono il monopolio dell'eroina, e che a loro volta rappresentano solo una cellula di un'immensa rete mondiale, i cui vertici svaniscono nel mondo della finanza internazionale. Le poche volte in cui nel passato un magistrato riusciva a risalire alle cime di qualche organizzazione (le storie di Falcone e Borsellino insegnano) veniva poi fisicamente eliminato tramite sanguinosi attentati.

A rendere più triste questo panorama è stata anche la presenza di forze politiche, partiti, movimenti ideologici che hanno lavorato accanitamente a difesa della cultura della droga, sia attraverso la propaganda sia attraverso lo strumento della depenalizzazione. (Anche in questo caso pare superfluo ricordare nomi e fatti già ben noti). Meno nota è la capillare azione dei centri sociali studenteschi: iniziali promotori della cultura dell'eroina negli anni sessanta, cominciarono solo verso la fine degli anni settanta a guardarla con diffidenza, accorgendosi della sua scarsa natura proletaria e della sua strumentalità nel controllo delle masse. Il potenziale per la contestazione fu invece più agevolmente individuato nel socializzante "spinello", attorno al quale sorse un vastissimo movimento di coesione e di condivisione, che praticamente lo elesse a simbolo di sé, quasi emblema di un valore da difendere. Negli anni novanta i centri sociali sono cominciati ad essere, almeno tra i giovani, un fenomeno in calo, perdendo gran parte del loro potere aggregante dopo il crollo delle ideologie e sotto i colpi delle nuove culture indiv
anonymous
2008-05-19 11:56:12 UTC
la droga è quella che ho preso prima di mettere questa domanda sperando che qualcuno mi risponda....va bene???
anonymous
2008-05-19 11:59:04 UTC
Droga è un termine che indica in senso generale sostanze di origine naturale o sintetizzate in laboratorio aventi proprietà non comuni.



Nel linguaggio comune sono dette droghe:



sostanze utilizzate nella preparazione di cibi per dare un sapore particolare (spezie);

sostanze che provocano alterazioni della percezione della realtà e/o dello stato di coscienza (stupefacenti) e che spesso inducono forme di dipendenza fisica o psicologica.



Farmacognosia [modifica]

Nel linguaggio scientifico per droga si intende una parte di vegetali, animali o minerali contenente sostanze dotate di attività farmacologica insieme ad altre inerti. Le sostanze capaci di produrre effetti farmacologici sono dette principi attivi.



Le droghe si dicono organizzate quando costituite da una struttura funzionale cellulare di un vegetale o di un animale; non organizzate quando formate da un succo o un secreto emesso spontaneamente o ottenuto attraverso varie tecniche. Esempi di droghe organizzate sono: radici, cortecce, foglie, fiori, frutti, semi, sangue, ecc..., esempi di droghe non organizzate sono i succhi, i secreti, le resine, i lattici, gli oli, le essenze, ecc...



Le sostanze stupefacenti sono sostanze che variano il funzionamento dei neurotrasmettitori nel sistema nervoso in modo da alterare lo stato cosciente.



I più noti sono:



alcol (euforizzante, analgesico)

oppiacei e i loro derivati come morfina, codeina, eroina ... (sonniferi, analgesici, antitussivi, antidiarreici)

cocaina e i suoi derivati (stimolante, analgesico)

Anfetamina (doping, controllo del peso)

resina di canapa ("Hashish": distensivo, analgesico).

Papaver somniferum (papavero)Anche sostanze come:



nicotina (antistressante),

atropina (spasmolitico),

luppolo (birra: calmante)

e tanti altri, prevalentemente alcaloidi

usati maggiormente come farmaci e rimedi hanno effetti psicotropici.



Persino sostanze come:



efedrina (tè del mormone: stimolante)

caffeina (caffè, tè: stimolante) e

teobromina (cacao, cioccolato: antidepressivo)

hanno effetti psicoattivi, anche se raramente sono definiti stupefacenti.



L'arte farmaceutica ha elaborato varie sostanze sintetiche "stupefacenti" come sonniferi e vari psicofarmaci, quali benzodiazepine, barbiturici (ansiolitici, sonniferi) e analgesici oppiacei di sintesi (ossicodone, ossimorfone). Essi sono e/o erano anzitutto farmaci, rimedi nelle mani di chi se ne intende di indicazioni, controindicazioni e dosaggi.



Stupefacenti [modifica]

Si definisce stupefacente qualsiasi sostanza chimica che produca alterazioni dello stato di coscienza, di tipo euforico e stuporoso, che può produrre, per un ripetuto uso, una dipendenza più o meno marcata. È utile suddividere la dipendenza in: dipendenza fisica (alterato stato biologico) e dipendenza psichica (alterato stato psichico e comportamentale). Gli stupefacenti possono dare assuefazione (degradante effetto, soprattutto psichico, della medesima dose di droga con la conseguenza che il dosaggio dello stupefacente deve essere aumentato in modo da ottenere il grado originario dell'effetto psichico desiderato) e tolleranza (capacità dell'organismo di sopportare dosi gradualmente più elevate di droga). Gli stupefacenti si dividono in stimolanti, narcotici, allucinogeni (psicodislettici). Alcuni narcotici ed una ristretta classe di stimolanti sono prescrivibili, dietro speciale ricettazione, a scopo terapeutico.


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